LA POLITICA SICILIANA CONOSCE IL TERZO SETTORE SICILIANO???

LA POLITICA SICILIANA CONOSCE IL TERZO SETTORE SICILIANO???

CHI APRE E CHI NON APRE….

Tra le categorie più penalizzate dal lockdown rientrano sicuramente le persone con disabilità, in quanto la doverosa sospensione di quei servizi che normalmente ne scandiscono la routine e la difficoltà nel programmare servizi alternativi in una situazione inedita come quella attuale, hanno accentuato l’isolamento di persone già fragili e fatto ricadere il carico assistenziale interamente sulle famiglie, molte ormai stremate.

Per le piccole realtà del Terzo Settore che si occupano di disabilità riprogrammare una ripartenza in questa fase 2 è ancora più complesso e delicato: fermarsi significa automaticamente sospendere ogni forma di autofinanziamento, ma al contempo l’esigenza primaria rimane quella di tutelare la sicurezza delle persone.

Per superare questo impasse in cui attualmente si trova anche la nostra associazione, l’Anffas Onlus di Modica ha atteso con ansia le linee guida della Regione Sicilia per la riapertura dei centri per persone con disabilità e anziani: queste, annunciate in un’apposita circolare dell’assessorato regionale della Salute, fissano al 18 maggio la data di ripartenza prescrivendo puntualmente le cautele, le misure, le azioni da intraprendere e da adottare per tornare ad erogare i propri servizi ma in sicurezza (biocontenimento, sanificazione, distanziamento, uso di termo-scanner ecc), nonché le interlocuzioni da avviare.

In base a quanto letto finora, tuttavia, sono ancora molti i nodi da sciogliere per poter capire se ed in che misura il dettato normativo sia applicabile anche alla nostra “peculiare” natura, pur avendo la possibilità di adeguarci alle prescrizioni della Regione (suddivisione in turni dei ragazzi che frequentano il centro, distanziamento, la nomina di un responsabile della sicurezza, uso di mascherine, controllo della temperatura ecc.)

Infatti, la circolare fa espressamente riferimento a centri di riabilitazione e a centri diurni accreditati e a centri socio-educativi per minori e questo pone un problema non da poco: la nostra associazione non rientra in nessuna di queste categorie. Inoltre, non essendo il nostro centro convenzionato con un ente pubblico, chi sarebbe il nostro interlocutore e quale ente dovrebbe autorizzarci a riaprire le nostre porte?

Come associazione, avvieremo subito le interlocuzioni necessarie con tutti gli enti preposti sperando, in attesa di eventuali ulteriori disposizioni, di poter riprendere quanto prima le nostre attività all’insegna del senso di responsabilità che in questa fase è doveroso mantenere; chiediamo al contempo alle istituzioni del territorio di non “lasciarci soli”, fornendoci tutte le informazioni necessarie per poter espletare un servizio utile all’intera comunità.